Nora Seed è stanca di vivere. Non le è rimasto più nessuno accanto, neppure il suo gatto Voltaire. Le possibilità mancate si accumulano come libri presi e mai letti e i rimpianti sono una piscina olimpionica nella quale Nora non entra più per paura di annegare.

È nel suo momento più buio, proprio allo scoccare della mezzanotte, che le appare la Biblioteca. Ogni riga, di ogni pagina, di ogni singolo libro nella Biblioteca di Mezzanotte parla di Nora e delle vite che non ha mai vissuto. Esistono infiniti universi paralleli dove le sue scelte sono state diverse, forse migliori, e lei può visitarle tutte. Almeno, fino a quando sarà ancora mezzanotte.
Matt Haig, con il suo ultimo romanzo La Biblioteca di Mezzanotte, ci porta in una realtà che di magico e fantastico ha molto meno di quanto sembri. La biblioteca è un luogo onirico, ma ci fa sbirciare nella mente di Nora e nelle sue paure più profonde.
In questa storia si parla di multiverso e di cambiare il corso degli eventi, ma non nel modo in cui ce lo racconterebbe Zemeckis in Ritorno al Futuro. Non ci sono rocambolesche avventure o impensabili sviluppi dell’effetto farfalla che portano all’apocalisse.
Questo libro tratta di possibilità e di piccoli cambiamenti; di trovare felicità e soddisfazione nel continuare a suonare in una band invece di abbandonarla, oppure nell’aver intrapreso la carriera di glaciologa anziché di atleta.
Tutto verte sui rimpianti di Nora e sulla sua convinzione di non poter vivere più a lungo quella vita, sapendo che avrebbe potuto viverne chissà quante altre più felici. Come possiamo immaginare, però, altre scelte non portano per forza a destini migliori, solo diversi.
Ed è per questo che, forse, il nostro modo di percepire la realtà è più determinante della realtà stessa. La depressione di Nora la porta a non vedere possibilità, anche quando la partita è ancora in corso. Matt Haig parla di questo disturbo in modo lucido e sensibile, prestando grande attenzione all’interiorità della sua protagonista.
Anche senza aver sperimentato in prima persona quello che Nora prova, riusciamo a comprendere le sue ragioni e le sue paure. Al lettore non vengono rifilate lezioni di vita prese dai biscotti della fortuna, è la storia stessa che conduce in modo spontaneo alle riflessioni.
Personalmente ho trovato la lettura piacevole, il tema non toglie affatto leggerezza alla narrazione. La scrittura di Haig è diretta e pulita, è emotiva senza essere sentimentalistica.
Le visite di Nora alle vite parallele si ripetono in modo schematico, ma la curiosità è mantenuta viva e non diventano ridondanti.
Avrei apprezzato di più se i risvolti negativi di alcune vite parallele fossero dipesi dalle scelte di Nora anziché dal caso.
Nella sua vita originaria, quasi tutti i fatti negativi erano stati scatenati da sue scelte, per cui mi sarei aspettata delle scelte “sbagliate” anche nelle vite parallele.
Mi è piaciuta invece l’idea di utilizzare una biblioteca come tramite. Noi lettori, non potremo mai esplorare concretamente nuovi universi e sperimentare migliaia di vite, ma in fondo abbiamo un modo per viaggiare come Nora.
Il parallelismo è chiaro: attraverso la lettura, ci immedesimiamo nelle vite degli altri e nelle loro esperienze. Questo però non deve risultarci come un confronto, per sentirci superiori a loro oppure sviliti.
Le storie ci mostrano solo altre possibilità, sta a noi decidere cosa farne.
– Erica
Interessante! 🙂
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