Tema: Torrente
<- Parte 2
Erano passati degli anni da quella sera, quaranta per l’esattezza. Magda era seduta davanti alla sua vecchia casa, l’erba soffice che le accarezzava le gambe nude. Il sole estivo l’abbracciava, splendente come ormai non lo vedeva più da tempo. Piccole rughe le segnano il volto e le lunghe trecce bionde hanno lasciato spazio a un caschetto color grano, con qualche capello bianco pronto a fare capolino. Come avrebbe voluto stringere il suo fidato Hug fra le braccia ma, purtroppo, la vecchiaia se l’era portato via anni prima. Inspirava l’aria fresca di montagna, mentre una piccola lacrima cominciava pian piano a scorrere sulle guance scavate.

Dopo aver cominciato la scuola nel paese, Magda si distinse per gli ottimi risultati e, nel giro di qualche anno, fu mandata a studiare in un collegio prestigioso nella capitale. I suoi zii avevano risparmiato molti soldi e, non avendo figli, furono ben contenti di contribuire all’istruzione dell’unica nipote. Magda passò la sua vita tra i romanzi, i calcoli e le mille lettere che spediva ogni anno alla sua cara amica Astrid. Infatti, proprio come le aveva promesso, appena imparò a scrivere cominciò a mandarle lettere quasi ogni mese. Le prime avevano le parole sghembe e una grammatica acerba, ma con gli anni la calligrafia si era fatta più armoniosa, fluida come l’inchiostro della penna. Immersa nel verde, Magda chiuse gli occhi, abbandonandosi ai pensieri.
Magda raccontava ad Astrid ogni cosa: amori, amicizie, voti, qualsiasi cosa riguardasse la loro vita. Si aggiornavano sempre sugli spostamenti, e non mancavano mai di scriversi i nuovi indirizzi alla fine della pagina. Magda, dopo aver finito il collegio, all’età di 19 anni conobbe un bell’ufficiale di marina, castano e dagli occhi blu come il mare, e se ne innamorò follemente. I due si frequentarono per qualche tempo fino a quando lui, una fredda sera invernale, le chiese di sposarlo. Lei accettò senza esitare e, per l’occasione, scrisse ad Astrid di partecipare e farle da damigella. Ma, ahimè, Astrid rifiutò con la tristezza nel cuore. Infatti, anche lei si era distinta in ambito scolastico, proseguendo gli studi in università, scegliendo la facoltà di biologia. Aveva vinto una borsa di studio in un prestigioso ateneo fuori dalla nazione e, tra esami e laboratori da seguire, a malapena trovava il tempo per uscire.
Quando scoprirono l’uso del telefono, erano solite chiamarsi almeno una volta al mese, anche se Astrid spesso poteva fermarsi solo qualche minuto. Preferivano le lettere, scritte nell’intimità della notte quando il mondo dormiva. Magda, dopo essersi sposata, riuscì a fare l’insegnante e scriveva sempre ad Astrid ti quanto le piacesse lo sguardo curioso dei suoi bambini, desiderosi di imparare il mondo come lo era lei molti anni prima. Astrid, invece, non mancava mai di descriverle le sue giornate intense, fatte di scoperte e nuovi trattati da scrivere, scherzando sul fatto che ormai da anni viveva all’università e di quanto le mancassero gli alberi verdi della sua casa in montagna. Anche Magda sentiva la mancanza del verde, in città tutto era così frenetico da non lasciarle respiro. Il rumore delle prime macchine e dei tram le inondava le orecchie, per non parlare dei pettegolezzi delle signore dell’alta società cittadina. Magda, infatti, scoprì presto di non poter avere figli, proprio come la zia che tanto l’aveva aiutata in gioventù. Gli unici bambini che aveva erano i suoi alunni e li trattava con un amore smisurato, anche se questi chiacchieravano o si facevano i dispetti. Astrid non aveva avuto figli, e nemmeno una vera e propria storia d’amore. Era sposata con la biologia e le andava bene così, non avrebbe potuto sognare di meglio.
Tutto nella vita di Magda procedeva bene, scandito sempre dai ritmi frenetici della città. Finché, un giorno, non arrivò la chiamata di suo padre. L’aveva chiamata con il vecchio telefono della zia, affannato e con le lacrime agli occhi. Sua madre era morta nel sonno, se n’era andata dolcemente come un batuffolo di lana trasportato dal vento. Magda rimase sconvolta. L’aveva vista poco in quegli ultimi anni, a causa della distanza. Ogni tanto ospitava i genitori per qualche giorno, e loro erano così felici di poter vedere la loro adorata figlioletta. Per loro la città era un qualcosa di alieno, con tutto quel rumore. Erano abituate al dolce suono delle cicale e al cinguettio degli uccelli. Durante l’ultima visita sua madre ebbe un malore e l’accompagnarono subito all’ospedale. Il suo cuore si stava pian piano indebolendo, e il dottore le prescrisse alcune medicine che lei, però, era sempre riluttante ad assumere. Magda le ripeteva che erano per il suo bene ma lei, imperterrita, diceva sempre che non sono gli uomini a decidere quando se ne vanno.
E ora, se n’era andata per sempre. Magda, che non aveva mai saltato un giorno di scuola in vita sua, tornò nella sua vecchia casa. Scrisse ad Astrid poco prima di partire, i segni delle lacrime sulla carta da lettere. Quando arrivò vide suo padre appoggiato all’ingresso, le sembrò invecchiato di colpo. Gli si avvicinò e lo abbracciò forte, stretto come quando lo faceva da bambina. Approfittò del telefono di sua zia per avvertire il marito e la scuola del fatto che sarebbe rimasta con suo padre per tutta l’estate. Mancava una settimana alla fine dell’anno scolastico, qualcuno per sostituirla l’avrebbero trovato. Suo marito acconsentì dolcemente e promise di venire lì appena finita la missione in cui era stato arruolato.
Il funerale fu semplice, celebrato alla piccola chiesa del paese. La chiesa era gremita di gente, di tutte le persone che negli anni l’avevano conosciuta al mercato ed erano ben felici di comprare da lei e suo marito formaggio e uova deliziose. Magda non riuscì a trattenere le lacrime mentre il parroco pronunciava il discorso funebre, e suo padre riuscì malamente a nascondere gli occhi lucidi. Le volevano tutti bene e, di questo, Magda era felice in fondo.
E ora, dopo qualche giorno, era lì, distesa sull’erba davanti alla sua casa a ripensare a tutte quelle vicende, la vita le passava davanti come un film. Suo padre era andato al pascolo in compagnia del suo nuovo cane pastore, e non sarebbe tornato prima dell’ora di cena. Magda rimase lì a farsi accarezzare dal sole fino a che non sentì chiamare qualcuno. Aprì gli occhi e si trovò davanti un ragazzotto in bicicletta, affannato dalla salita. Era il postino, un evento raro in quella casetta sperduta in mezzo alle montagne. Nella mano destra sventolava una busta giallognola, mentre con l’altra tentava di tenersi al manubrio. Magda si alzò rapidamente, ancora un po’ sballottata per via dei ricordi. Ringraziò il giovane e cominciò a contemplare quella busta. La calligrafia la conosceva benissimo, non poteva sbagliarsi. Entrò in casa e, aiutandosi con un vecchio coltellino, aprì la busta. Dentro c’era un foglio un po’spiegazzato e pieno di parole. Lesse quelle righe con apprensione fino a che il cuore non cominciò a battere all’impazzata. Si precipitò fuori dalla porta e si diresse verso il bosco. Non era ancora mai stata al torrente, quel torrente che le aveva regalato tanti momenti di gioia e spensieratezza. Corse attraverso gli alberi rischiando di inciampare un paio di volte. Lo sciabordare dell’acqua la chiamava come una sirena ammaliatrice. Il sudore cominciava a colarle sulla fronte, le gambe sembravano muoversi da sole.
Ed eccola lì, dall’altra parte della sponda, Astrid. Era proprio lei, dall’altra parte del torrente, i capelli castani legati in una stretta coda di cavallo. A Magda non sembrò cambiata di una virgola. Astrid non aveva perso l’occasione di andare a confortare l’amica. Magda girò appena lo sguardo e vide, poco distante, un ponticello di legno. Qualcuno doveva averlo costruito durante quegli anni, chissà chi era stato. Magda e Astrid avrebbero potuto finalmente abbracciarsi, toccarsi e tenersi le mani. Eppure, le due restarono lì. Magda si sedette sul bordo del torrente, urlando a squarciagola Ciao Astrid, le lacrime agli occhi. L’amica le rispose e si sedette anche lei sull’erba umida. Avrebbero superato quel ponte più avanti, l’idea di farlo era così strana. C’era tempo, il sole filtrava radioso dalle fronde degli alberi. Chiacchierarono così, come quando erano bambine e, in un momento, sembrarono veramente tornare a quell’età spensierata. Magda con le sue treccine bionde, Astrid con i capelli che le coprivano buona parte del viso. Un tempo in cui l’unica preoccupazione era andare a prendere l’acqua al torrente, lo stesso che le aveva unite nonostante la distanza. Magda rideva, come ormai non faceva da anni, e anche Astrid non riusciva a smettere di farlo. Il tempo passò veloce fino a che, a un tratto, si alzarono dalla sponda. Non importava se a separarle era un torrente o un migliaio di chilometri, la loro amicizia non aveva mai smesso di ardere. E ora, grazie a quel ponte, poterono finalmente abbracciarsi.
Ecco, le storie raccontate bene parlano della vita.
Non mi aspettavo un finale del genere. 💜💜💜
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