La mano di Andurin resta sospesa davanti alla porta per qualche minuto, il sudore che scorre fra le piccole rughe delle dita. La fresca brezza del bosco attraversa i suoi capelli argentei pieni di terriccio, ristorando un poco il suo corpo provato dal lungo viaggio. Lo sguardo fisso sulla porta piano piano si abbassa, rassegnato, la mano scivola delicatamente verso il fianco, penzolante come se avesse perso di colpo le forze. Herry ha ragione, pensa fra sé, questo non è più il mio posto ormai. Sente il cuore spezzarsi a metà, provando un dolore mai sentito prima di quel momento. Sua moglie è ancora abbracciata a quell’uomo sconosciuto, sembra distante chilometri da lui, come se fosse in un altro mondo. Andurin si inoltra nel bosco, senza dire una parola. Herry lo segue senza essere invadente e, quando ormai sono distanti qualche metro, lo vede gettarsi in ginocchio, come un peso morto. Andurin, per la prima volta in tutta la sua vita, piange come non aveva mai fatto prima. La bussola cade rovinosamente fra le sterpaglie, il rumore metallico dei suoi ingranaggi fatati riempie l’aria per qualche secondo, lasciando spazio poi al grido disperato di Andurin. L’uomo si abbandona alle emozioni, incapace di trattenerle, le labbra lasciano uscire tutta la sua frustrazione, gli occhi continuano a sgorgare lacrime calde e salate. Herry se ne sta in disparte, senza intervenire. Lo avrebbe umiliato se si fosse messo al suo fianco, abbracciandolo con forza e donandogli la sua spalla. Un vecchio avventuriero come lui, abituato ad affrontare mille peripezie con abile successo, dimostrando ovunque una virilità quasi inarrivabile, ora stava in mezzo ai verdi alberi, inerme come un cucciolo ferito.
Passa qualche minuto che sembra un’eternità, il sole comincia pian piano a calare, il cielo si tinge debolmente di rosso. Andurin si riprende un poco, e con la vista annebbiata dalle lacrime individua la bussola. La tocca, la sfiora con il dito e percepisce una piccola crepa sul vetro, anche se, per fortuna, continua a funzionare. Le ginocchia tremano mentre cerca di rialzarsi, come se fosse invecchiato di colpo, la schiena dolorante scricchiola senza vergogna. Ancora con le guance arrossate, Andurin si avvicina a Herry, rimasto lì al suo fianco per tutto il tempo. Lo abbraccia, senza dire una parola, lasciandosi temprare da quel corpo giovane e allegro. Mai avrebbe pensato di incontrare una persona così di buon cuore come quel ragazzo speranzoso e dannatamente chiacchierone. Forse avrebbe dovuto ascoltarlo di più, chissà cosa sarebbe successo. Ma, ormai, è inutile rivangare il passato e, una volta lasciato andare Herry oltremodo imbarazzato, Andurin si asciuga gli occhi con le grandi mani terrose e si rivolge a lui come se tutto quello successo fino a quel momento non fosse mai esistito:
«Giovanotto, grazie per essermi stato accanto. Ho perso la mia famiglia, la fidata spada che mi portavo appresso da anni se l’è mangiata il mare e, ora, non ho altri che te in questa assurda vita. D’ora in avanti, tu sarai il grande avventuriero e io il tuo umile maestro, se è questo che vuoi.» La sua voce è dura come lo era sempre stata, anche se traspare un po’ più di emozione. Herry, a quelle parole, per poco non si mette a saltellare fra gli alberi come un coniglio, gli occhi si riempiono di gioia e il tono squillante della sua voce riempie l’aria in un batter d’occhio:
«Andurin, vecchio mio, questa è la cosa più bella che potessi dire. Certo che voglio essere il tuo allievo, imparare tutti i tuoi trucchi e diventare un avventuriero caparbio e abile almeno la metà di te. Vieni, andiamo al villaggio di Gewyn, lì la chiromante del mare mi ha detto di continuare la mia avventura e sono felice che tu sia con me. Rimediamo un incarico e cerchiamoti una nuova spada.»
Herry trotterella per il sentiero silvestre, straparlando come suo solito nonostante i burberi rimproveri di Andurin. Per lui, ormai, quel soldo di cacio è diventato come un figlio, riuscendo per chissà quale scherzo del destino a farsi largo nel suo cuore duro come la pietra. Anche se, una parte di quel cuore addolcito si trova ancora davanti all’uscio della sua vecchia casa, abbandonato fra l’era e la terra davanti alla porta legnosa.
I due amici vissero insieme mille avventure, affrontando creature spaventose e imponenti come una montagna e scovando tesori di rara bellezza. Mentre Herry cresceva sempre più forte e valoroso, Andurin pian piano si fece più raggrinzito e acciaccato, l’età che gli pesava ogni giorno di più sulle spalle. Aveva riscoperto il piacere del viaggio, dell’avventura anche se, ora, non più solitaria. Eppure, durante le notti stellate, Andurin tirava fuori la bussola magica, custodita gelosamente per tutto il tempo, appiccicata al suo corpo come se fosse un arto. La teneva fra le mani e osservava l’ago decorato puntare sempre verso la sua vecchia casa. Il suo animo desiderava tornare lì, ad abbracciare sua moglie e le sue figlie, ora cresciute da un uomo che non era lui. In fondo, nel cuore, Andurin non si era mai rassegnato del tutto e, illuminato dalle stelle, piangeva su quell’oggetto incantato, riempiendo l’aria fresca della notte di singhiozzi e lacrime pesanti come macigni. In quelle occasioni, ripensava alla sua vita prima del sortilegio e gli mancava, terribilmente da far male. Nonostante provasse un sincero affetto per Herry, non riusciva a sentirsi completamente felice. Il suo animo si era inevitabilmente spezzato in due, e lo sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni.
Andurin morì in una calda mattinata estiva di qualche anno dopo, senza accorgersi di nulla. Nessun dolore, nessuna malattia, la vecchiaia se lo portò via in pace, senza far rumore. Herry pianse tutte le sue lacrime per quell’amico che era stato come un padre e che gli aveva insegnato tutto quello che sapeva. Organizzò in suo onore un funerale modesto, invitando tutte le persone incontrate durante il loro cammino, spedendo un invito persino alla chiromante del mare. Prima di chiudere la bara e trasportarla, mise fra le mani di Andurin quella bussola magica nella speranza che, una volta entrato nel regno degli Dei, avesse ritrovato la via di casa. La morte cancella tutte le maledizioni. Herry trasportò, aiutato da alcuni uomini, la bara del suo vecchio amico nel bosco vicino alla Locanda del Viandante, dove si erano conosciuti la prima volta. Immersi nel verde, tutti piansero la scomparsa di quell’uomo avventuroso e duro come la pietra, ma solo Herry conosceva il suo grande dolore, il suo animo spezzato. Finita la piccola cerimonia, Herry lasciò la foresta a passi lenti, lo sguardo basso e io cuore spezzato dal dolore. Quando, all’improvviso, si sentì chiamare debolmente da una voce soave poco avanti a lui. Alzò il viso e i suoi occhi incontrarono quelli nebuloso della chiromante del mare, e un brivido elettrico percorse la sua schiena muscolosa. Un’altra avventura stava per cominciare.
Povero Andurin… 😥
… ha persino fatto star zitto Herry alla fine! 😛
Brava, finale degno di un grande avventuriero, ma forse le avventure non finiranno, dico bene?
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Commovente ….ma chissà se è poi morto sul serio ?
Brava, bel finale !
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