Quante volte vi siete domandati, seduti sui banchi di scuola con I promessi sposi piazzati davanti dall’insegnante, a cosa servisse studiare la storia di due tizi che non riescono a sposarsi? E quanto vi annoiava stare a leggere di quelle vicende intricate, della monaca di Monza e dell’Azzeccagarbugli con il suo latinorum messo in tutte le frasi? Bene, la mia missione oggi sarà quella di farvelo conoscere attraverso i miei occhi, quelli di una pazza amante della letteratura italiana e di filologia, chissà che non vi faccia tornare la voglia di prendere il vostro vecchio testo scolastico impolverato e rimettervi a leggerlo.

Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni nasce a Milano il 7 Marzo 1735 e, dal lato materno, la sua famiglia è decisamente illustre. Infatti, la madre, Giulia Beccaria, non è altri che la figlia del famosissimo Cesare Beccaria, autore del famosissimo Dei delitti delle pene, testo che ha gettato le basi della nostra società in ambito giuridico. Non starò ad annoiarvi troppo con la vita di questo illustre autore, anche per non risultare eccessivamente pedante. Giovane scapestrato e fortemente illuminista durante gli anni della fanciullezza, diventa in età adulta un letterato di stampo romantico e fortemente cattolico. Non si sa ancora di preciso come sia accaduta la sua conversione. La leggenda agiografica più famosa racconta che sia successo un giorno in cui, in mezzo alla folla, Manzoni non vide più fra la gente sua moglie Enrichetta Blondel, nel 1810, nei pressi di una Chiesa e da lì si sia convertito repentinamente al cattolicesimo in seguito alla forte sensazione di perdita provato in quel preciso momento.
La sua infanzia non fu così felice e spensierata a causa degli scontri con i suoi compagni di classe, violenti come anche gli insegnanti che non mancavano mai di punirlo, e lui racconta che si nascondeva in camera sua a leggere e comporre versi, la scrittura era diventata per lui un’amica, un mondo magico in cui rifugiarsi. Ma tutta la vita di Manzoni fu tutto un alternarsi di momenti felici, costellati da traguardi importanti e soddisfazioni personali, e momenti drammatici, come i numerosi lutti subìti, portandolo a un silenzio letterario molto lungo.
Alessandro Manzoni è uno dei più importanti capisaldi della nostra letteratura, faro illuminante in un mondo in cui la letteratura veniva vista come un qualcosa di colto, non adatto alla gente del popolo per lo più analfabeta o abituata a capire solamente il proprio dialetto. Manzoni ha ricercato per molto tempo una lingua che potesse essere compresa da tutti ed è grazie a lui se noi oggi siamo qui a scrivere e a leggere in italiano e, soprattutto, se riusciamo a capirci anche se veniamo da regioni diverse. La prima versione de I Promessi Sposi, Fermo e Lucia, oltre a presentare qualche differenza nella trama, fu scritto da Manzoni utilizzando il toscano letterario della tradizione innestandone lombardismi e francesismi, e il tutto risultava un po’ un “pasticcio”, una lingua di difficile comprensione, anche a causa della sua acerba esperienza nel campo della prosa.

Grazie all’ispirazione che trasse dai romanzi storici di Walter Scott e all’uso del fiorentino parlato, quindi non quell’ampolloso toscano letterario ormai compreso solo dai dotti, creò I Promessi Sposi, definito in tutto e per tutto il primo romanzo italiano, capostipite di tutti i successivi romanzi venuti dopo di lui. Ma portò innovazioni anche nella poesia, in special modo introdusse la pluralità vocale nei suoi Inni Sacri e grazie a lui nacque la poesia civile, e nel teatro. Infatti, fu anche una bile drammaturgo e con le sue opere teatrali ruppe finalmente le tre unità aristoteliche, considerate in ambiente teatrale come sacre e assolutamente perfette.
Penso di essere una delle poche pazze che si è letta tutto I Promessi Sposi senza che fosse la professoressa a imporlo. Più lo leggevo in classe e più sentivo in me la viglia di scoprirlo, di leggerlo nell’intimità del mio animo da lettrice appassionata. La lingua da lui utilizzata mi affascina ogni volta. Grazie a essa è riuscito a dare una voce a tutto il popolo italiano, a rendere la lettura non più prerogativa solo delle persone colte, sapienti o semplicemente studiose, ma di tutto il popolo, dando di fatto il via alla letteratura come la conosciamo noi. È un pezzo di storia importantissimo per la nostra cultura italiana, io amo questo romanzo sia per la storia azzeccatissima, fatta di intrighi e, soprattutto, intrecci narrativi come non se ne erano mai visti prima di allora, e la lingua sapientemente studiata. Io amo I Promessi Sposi e, in particolar modo, la figura di Alessandro Manzoni come personaggio letterario e culturale.
Ho letto con piacere anche tutte le parodia che ne sono state fatte, soprattutto quelle di Topolino come I Promessi Paperi e I Promessi Topi, anche se l’originale sarà sempre e comunque inarrivabile. Il suo intreccio narrativo lascia veramente a bocca aperta, ed è grazie a Manzoni se ora possiamo aprire un libro, un romanzo, e immergerci nella lettura, se riusciamo a capire quello che viene scritto senza doverci preoccupare di tradurre le parole nel nostro dialetto. Alessandro Manzoni ha contribuito a unirci come popolo sotto un profilo culturale, importantissimo per creare coesione fra le persone.
Quindi, se avete ancora il vostro vecchio librone scolastico che sta lì a prendere polvere in qualche anfratto della casa, o se avete un ebook per poterlo reperire in digitale, in questi giorni di quarantena forzata tiratelo fuori e cominciate a sfogliarne le pagine. Immergetevi nelle entusiasmanti vicende di Renzo e Lucia, vivete insieme a loro l’amore tormentato che li affligge e tutte le peripezie ce lo porteranno finalmente a fiorire, da Don Rodrigo, i Bravi, il pavido Don Abbondio e l’Innominato. E, mentre lo tenete fra le mani, ricordate che è da quel libro, quella storia, che è nata tutta la nostra letteratura moderna.

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Premesso che mi era piaciuto sia alle medie, sia al liceo, me lo sono letto 2 volte post periodo scolastico e, forse, lo rifarò di nuovo tra qualche anno. Un libro che consiglio a chiunque, anche se devo ammettere che alcuni passaggi sono un po’ arzigogolati e troppo volti alla divulgazione, più che alla narrazione e quindi non troppo in sintonia con un pubblico moderno abituato a ben altre letture.
Però non ho capito una cosa: “Ma perché ve ne parlo proprio oggi?” E’ una data particolare o è riferito al periodo? 😛
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Perché mi è sfuggito! Mannaggia ho confuso le date con un’altra cosa, grazie per avermelo fatto notare 😅
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🤣🤣🤣
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