Sono passati mesi da quando, su quel porto immenso e brulicante di gente, Andurin prese la decisione di imbarcarsi di nascosto sulla nave mercantile, accompagnato da un riluttante Herry. Era così deciso a voler prendere in fretta e furia quella bussola che non aveva pensato troppo ai pericoli nascosti nel grande mare di Gyron. E ora, mentre cammina nel bosco insieme al giovane, dolorante e stanco sulla via di casa, ripensa alle mille peripezie affrontate per arrivare su quella dannata isoletta.
Concordato il piano, Andurin e Herry aspettarono il tramonto, l’aria salmastra appiccicata sulla pelle sudata. Con gli ultimi soldi rimasti acquistarono in una bottega fatiscente dei vestiti nuovi, più leggeri e adatti a un viaggio in nave, e una mappa nautica stropicciata e dai colori sbiaditi. Seduti ai margini di un grande molo, i due si misero a consultare quella mappa e, dopo averla percorsa più volte con il dito, Andurin finalmente trovò l’isola della bussola. Approfittando della confusione dei marinai, intenti a litigare perché alcuni avevano dato forfè a causa di spesse nuvole scure all’orizzonte proprio verso Sud, Andurin e Herry colsero l’occasione al volo e fecero richiesta di poter essere assunti. Il tizio con cui parlarono, un vecchio uomo dalla voce roca e dallo sguardo torvo, li mise subito al lavoro lanciandogli un piccolo sacchetto tintinnante per averli ingaggiati con così poco preavviso. I due spostarono casse per almeno un’ora e in una di queste Andurin riuscì fortunatamente a nascondere la sua adorata spada, luccicante e splendente come non mai, mentre Herry nascose il suo pugnale nei pantaloni, bene attento a non farsi notare troppo.
Mescolati fra quel guazzabuglio di marinai e braccianti, riuscirono quindi a partire alla volta dell’isola misteriosa. Ben nascosti nella stiva studiarono nuovamente la mappa, e Andurin recuperò la sua fidata spada dalla cassa che aveva precedentemente segnato con un’incisione. Fortunatamente nessuno se n’era accorto.
Passarono circa due ore quando, all’orizzonte, scorsero un gruppo di isole segnate proprio sulla mappa. Le tenebre cominciarono a calare sul mare e un forte vento si abbatté sul mercantile, gli scricchiolii delle assi non promettevano nulla di buono. Tempesta in arrivo. Noncurante del pericolo, Andurin trascinò Herry vicino a una scialuppa e, nel silenzio della notte, la calò nel vasto mare. Le nuvole cominciarono a tuonare, le onde si innalzarono sempre di più e una pioggia battente imperversò all’improvviso. Andurin e Harry si ritrovarono in mezzo alla tempesta solo con una leggera barchetta a remi mezza sgangherata. Decisero di usare le funi usate per calarsi giù come protezione e si legarono i fianchi insieme, in modo da non perdersi mai. Andurin però continuava a essere fiducioso mentre Herry quasi malediceva ogni istante passato su quell’ammasso di legno raffazzonato.
La barchetta si allontanò presto dal mercantile mentre intorno la tempesta si faceva ogni minuto più intensa. Andurin remava con tutte le sue forze, tentando invano di seguire la mappa ormai zuppa anche se, a furia di consultarla in quell’attesa nella stiva, l’aveva praticamente imparata a memoria. L’isola con il masso a forma di stella non si trovava troppo distante anche se, per la moltitudine di isolette intorno, nessuna rotta passava vicino alle sue coste. Herry, d’altro canto, osservava il suo amico con aria preoccupata e spaventata, la sua esile figura sferzata dalle onde. Aveva fatto bene a mettersi nelle mani di questo folle?
Andurin, con uno sguardo sempre più bramoso e sprezzante del pericolo, agitava i remi quasi compulsivamente nonostante la barchetta fosse completamente in balìa delle onde. Solo un rumore profondo in lontananza riuscì a farlo destare dal suo folle desiderio di trovare quella bussola: un ringhio abissale, profondo come l’oceano stesso. Pregni di acqua salata fin nelle viscere, Andurin e Herry si scambiarono uno sguardo carico di tensione mentre quel verso infernale si faceva sempre più vicino. Il terrore attraversò le membra di Andurin, il sudore si mischiò con l’acqua salata sulla sua fronte rugosa. Notò gli occhi di Herry farsi lucidi, le lacrime confondersi con gli schizzi salini del mare in tempesta. E lì lo vide. Proprio di fianco a loro emerse dalle onde impetuose un gigantesco mostro marino, simile a uno squalo con denti affilatissimi. Le scaglie lucenti brillavano alla luce dei lampi, presagio di morte. La barchetta fu sobbalzata ancora più distante, ormai le isole non si distinguevano più l’una dall’altra. Quel mostro si stava sempre più avvicinando verso di loro e Andurin, in preda della paura, riuscì a malapena a sfoderare la sua spada. Herry se ne stava schiacciato contro le pareti scricchiolanti della scialuppa, terrorizzato. Appena quell’enorme squalo fu vicino, Andurin si fece prendere da un moto di coraggio, cercò di sollevarsi in piedi su quella barchetta ma le onde erano diventate troppo potenti. La scialuppa si rovesciò, scaraventando violentemente i due in mezzo a quel mare pericoloso, la corda che tirava sempre di più. Herry finì con la testa sott’acqua, svenuto per l’impatto. Andurin tentò in tutti i modi di tirarlo a sé e salvarlo, non poteva perderlo così. I versi raccapriccianti del mostro riecheggiavano in quella tempesta nera, brulicante di paura. Andurin e Herry continuarono a tenersi a stento a galla fra le onde scure quando, ormai abbandonate le speranze, si ritrovarono su una spiaggia, naufragati su un’isola chissà dove.
Andurin e Herry passarono quella notte tempestosa sul bagnasciuga, svenuti dalla fatica. Si risvegliarono solo il mattino seguente, i raggi caldi del sole pian piano asciugavano la loro pelle. Andurin non poteva credere ai suoi occhi, si trovavano proprio sull’isola della bussola! In lontananza riuscì a vedere il masso a forma di stella e, a un paio di isole di distanza, persino la loro barchetta mezza sgangherata. Herry però non era così entusiasta. Invano tentava di togliersi la sabbia dai lunghi capelli, rimproverando sottovoce l’amico incosciente. Ma l’eccitazione alla fine si impossessò anche del suo animo e, insieme ad Andurin, cercò un modo per andare nella caverna sottomarina e recuperare la bussola. Alcuni cespugli pieni di piccoli frutti rossi crescevano intorno all’isola e i due decisero di raccoglierli, spremendone il succo fino all’osso. Prima recuperavano quella bussola e prima potevano tornare nel mondo civile. Slegarono la corda che li teneva uniti, per fortuna aveva retto piuttosto bene. Dopo essersi ristorato, Andurin se la legò a un piede e, senza pensarci un attimo, si tuffò in acqua. Il caldo mare del sudo accarezzava dolcemente la sua pelle, quel mare che fino a poche ore prima l’aveva quasi inghiottito nelle sue fauci mortali. Circondata da conchiglie e pesci variopinti, scorse la famosa grotta e, senza esitazione, la attraversò. Dopo numerose bracciate, si ritrovò in una specie di bolla d’aria, in cui poté finalmente riprendere fiato. Si ritrovò in un luogo carico di magia, tutto ricoperto da strane piante marine variopinte. Fradicio e cauto, procedette per qualche metro fino a che la vide. Incastrata fra due scogli la bussola stava lì, come se nessuno l’avesse mai toccata in mille anni. Andurin si aspettava trappole di ogni sorta, strani sortilegi e invece niente, nessun articolato stratagemma gli impedì di tenere fra le mani quell’oggetto meraviglioso. L’ago cominciò a girare, a spostarsi al minimo contatto con le sue dita fino a che si fermò, puntando verso Nord-Est. Ce l’aveva fatta, poteva tornare a casa.
Il viaggio di ritorno fu duro e decisamente rocambolesco. Tanto per cominciare, Andurin e Herry erano bloccati su quell’isoletta e la barchetta ormai era inutilizzabile. La vedevano accasciata su una spiaggia vicina tutta rotta, le assi ormai disperse sulla spiaggia. Gli ci volle un giorno buono per creare una specie di zattera con i pochi alberi rampicanti tropicali di quella strana isola, ma il tempo sembrava continuamente remargli contro. Ogni giorno venivano sferzati da una tempesta, più o meno violenta e, dopo quell’incubo passato fra le onde, decisero di partire solo quando fossero stati sicuri che il tempo sarebbe rimasto per la maggior parte sereno.
Passarono cinque giorni su quella spiaggia senza quasi cibo e cercando di mandare giù quanti più frutti succosi possibili. Ogni tanto qualche uccello faceva capolino sugli alberi e loro, presi dalla fame, lo cacciavano e se lo pappavano cotto su un falò, aiutandosi solo con il pugnale di Herry. La spada di Andurin se l’era presa il mare.
Una mattina non scorsero il benché minimo segno di nuvole e partirono, seguendo la bussola, il cuore di Andurin in costante eccitazione.
Ora, immersi nel verde dei boschi del Nord, camminano quasi trascinandosi, senza più forze. Per fortuna i pochi spiccioli raccattati dal tizio del mercantile si erano salvati, ben stretti alla cinta di Herry. Ma erano bastati solo per qualche pasto frugale e un paio di giacche logore contro la brezza fredda del Nord. I piedi fanno male, stanchi e pieni di vesciche dopo mesi di vagabondaggio. I due sono dimagriti, la stanchezza percuote le loro ossa passo dopo passo. Andurin ormai è attaccato alla bussola, senza mai staccarle gli occhi di dosso, mentre Herry ha molta meno voglia di parlare. E a un tratto eccola lì. L’ago della bussola gira ininterrottamente, Andurin alza lo sguardo. È arrivato a casa.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime, le gambe si muovono da sole. Non vede l’ora di riabbracciare sua moglie, giocare con la sua bambina ma, d’improvviso, qualcosa gli colpisce il cuore come un freddo pugnale. Dalla finestra scorge sua moglie sorridere abbracciata a un altro uomo, i due sembrano innamorati. Andurin sente la cruda verità investirlo, lasciandolo senza fiato: proprio come predetto dalla chiromante, la maledizione non può essere spezzata in questo modo. Sarà anche riuscito a tornare a casa ma la sua famiglia si è dimenticata di lui, troppo tempo è passato da quando, in mezzo a quella foresta, lo stregone gli ha scagliato quel logorante sortilegio. Andurin resta lì, imbambolato davanti alla finestra, il cuore a pezzi. La mano di Herry si appoggia delicatamente sulla spalla:
«Vecchio mio, sapevi cosa sarebbe successo una volta arrivati qui, anche se l’hai realizzato solo adesso. Sei ancora in tempo per riprenderti la tua vita e venire all’avventura con me, lasciarti il passato alle spalle. Ne abbiamo passate tante insieme… cosa ne dici?»
Andurin fissa la porta con intensità, la testa colma di mille pensieri. Da un lato vorrebbe accettare la proposta di Herry, ormai diventato come un figlio per lui, dall’altra desidera aprire quella porta e riprendersi la sua vecchia vita. La sua famiglia è lì, solo un muro li separa… ma un altro uomo ha preso il suo posto nelle loro menti. Questa decisione è davvero un colpo al cuore per lui, doloroso come se gli avessero lacerato l’animo. Questa è la decisione più importante.
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L’ho trovato molto diverso dagli altri, questo capitolo della storia: forse troppi avvenimenti concentrati in così poco spazio hanno reso meno del solito… secondo me, sia chiaro!
D’altro canto, negli altri episodi, mi avevi abituato molto bene… 😉
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Confermo! Ho voluto dargli un tocco diverso, più narrato (anche se ammetto di averlo scritto in condizioni un po’ strette) e anche perché, nello schema, non c’erano altre scelte. Grazie comunque! Spero di rifarmi con il finale 😅😊
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Eh, capisco cosa intendi: scrivendo il secondo libro ho dovuto anch’io scendere a compromessi col raccontato, perché altrimenti mi ci vorrebbero mille mila pagine… e altretanti anni per concluderlo. 😛
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