Oggi è la giornata mondiale del teatro e quindi torno a parlarvi di questa meravigliosa e antica forma d’arte che ha rapito il mio cuore ormai anni fa. Durante il mio percorso di studi ho seguito con passione il corso di Storia del Teatro e più che darvi nozioni di storia fini a sé stessi mi piacerebbe raccontarvi questo teatro classico con i miei occhi, gli occhi di un’amante del palcoscenico.

Il teatro classico, soprattutto greco, mi ha sempre affascinata e rapita per la sua innovazione e per i suoi spettacoli ricchi di pathos, capaci di suscitare emozioni fortissimi o, come la definisce Aristotele associandola alle tragedie, la catarsi. Le prima rappresentazioni teatrali nascono ad Atene nel V secolo a.C., in concomitanza con le tre grandi festività in onore del dio Dioniso: Le Grandi Dionisie (fine marzo), Le Lenee (gennaio) e le Dionisie rurali (feste di minore importanza organizzate durante l’inverno). La festa principale, quella in cui si investivano più soldi e a cui partecipavano tutti i popoli affiliati ad Atene, era appunto quella delle Grandi Dionisie.
Durante questa ricorrenza venivano chiamati dall’arconte eponimo, uno dei magistrati più importanti di Atene, tre autori di commedie e tragedie, allo scopo di sfidarsi a colpi di rappresentazioni teatrali, in genere una tetralogia composta da tre tragedie e un dramma satirico, il tutto spalmato in tre giorni di intensa gara. Il quarto giorno, invece, era totalmente legato alle commedie. Una giuria di inesperti e delle tavolette estratte proclamavano il miglior autore, il miglior attore e il miglior coro, così i vincitori venivano scelti non solo grazie al pubblico ma anche grazie alla sorte, al fato, un elemento significativo in tutte le opere teatrali classiche, soprattutto delle tragedie, e il quale attraversava anche la vita degli uomini.
Ma quello che mi ha sempre affascinata delle rappresentazioni antiche era la rappresentazione in sé, con i suoi mille stratagemmi tecnici per riuscire a far immergere lo spettatore nelle vicende narrate dagli attori e dagli autori. Le maschere, ad esempio, grandi e dalle espressioni possiamo dire caricaturali, in grado di essere viste anche da lontano. La maschera è sempre stata un elemento fondamentale per molti anni, anzi centenari, un elemento così radicato nelle menti e nel teatro che solo Carlo Goldoni nel XVI secolo riuscì difficilmente a scardinare dai volti degli attori.
Oppure le scenografie, capaci di creare una spazialità illusoria tramite piani sfalsati, di solito raffiguranti dei palazzi (skenè), o i periaktoi, delle quinte girevoli disposte ai lati del palcoscenico rettangolare (proskenion-proscenio) centrale, in grado appunto di ruotare per mostrare scene e immagini diverse a seconda del racconto. Mi sarebbe piaciuto vivere durante quegli anni e vedere con i miei occhi quelle rappresentazioni, seduta su quegli immensi gradoni di pietra.

Sono pur sempre appassionata di letteratura e filologia e, infatti, ho letto anche qualche commedia e tragedia durante questi anni e rimango sempre affascinata dalla potenza espressiva che queste vicende sono in grado di donare allo spettatore.
Le tragedie, in particolar modo, sono caratterizzate da odio, sanguigne e drammatiche come poche se ne vedono al giorno d’oggi, complice anche la società dell’antica Grecia, con le sue numerose battaglie violente. Quindi abbiamo tragedie familiari come Edipo Re ed Elettra di Sofocle, o quelle eriche di Eschilo come I Perisiani, la più antica opera teatrale a noi pervenuta, e la trilogia di Orestea, l’unica a essere sopravvissuta per intero. Insieme a questi due padri della tragedia fa la sua comparsa anche Euripide, autore di numerose tragedie, tra cui la famosissima Medea, considerata uno dei suoi massimi capolavori, la storia di una donna sanguigna e vendicativa, capace di uccidere i suoi stessi figli per privare il fedifrago Giasone della discendenza. Tutte queste tragedie sono attraversate da un odio, una violenza che mi è difficile immaginare al giorno d’oggi, capaci di scuotere l’animo nel profondo. Le scene cruente venivano spesso raccontate da un messaggero ed erano così ben recitate e interpretate che le sole parole bastavano allo spettatore per rivivere quelle violenze nella mente.

Le commedie si sono invece evolute nel corso della storia antica, partendo dall’essere semplici scherzi, battute, senza una vera e propria vicenda, fino ad arrivare al punto di avere finalmente una trama strutturata e coerente, capace di suscitare il riso con i suoi personaggi fissi ed esageratamente caricaturali, arrivando a creare uno standard che si protrarrà anche nei secoli a venire, e il suo ispirarsi alla società. Questo nuovo tipo di commedia non era apprezzato moltissimo dagli ateniesi e infatti fece la sua fortuna a Roma, con grandi autori come Plauto e Terenzio, nel III secolo d.C, adattata come commedia palliata, cioè commedia latina di argomento greco. Sembra, infatti, che molte commedie greche siano effettivamente solo delle traduzioni.
Una delle mie preferite è di sicuro la Aulularia (La commedia della pentola), che ho avuto il piacere di portare in scena alla vecchia compagnia teatrale di cui facevo parte anni fa, e che mi sono davvero divertita a recitare. Plauto è in grado di analizzare e sviscerare i vizi umani fin nelle più piccole particolarità. Nel caso di questa commedia, l’avarizia del vecchio Euclione lo fa dubitare di chiunque tenti di avvicinarsi a lui e alla sua pentola piena d’oro, vivendo con la costante paura che qualcuno sia sempre pronto a rubarla. Il tutto è raccontato con un linguaggio spensierato, meravigliosamente divertente e pungente, capace di far ridere a ogni scena.
In questa giornata speciale ho voluto raccontarvi una piccola parte di questo immenso mondo qual è il teatro, un’arte antica quanto l’uomo, capace di coinvolgere l’animo umano fin nel profondo. Ci insegna i vizi, le tragedie, i drammi della società in maniera impeccabile tanto da farci dimenticare che quelli sul palcoscenico siano attori, persone come noi, ma specchi delle nostre emozioni, dei nostri pensieri più nascosti. Il teatro è esperienza, arte in movimento, finzione che si tramuta in realtà davanti ai nostri occhi increduli e che non ha mai smesso di appassionare uomini e donne fin dall’antichità.

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Conosco un gran poco il teatro, però tu hai saputo spiegarlo in modo egregio! 🙂
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Grazie 💜
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