Destra. Andurin ne ha abbastanza di maghi, stregoni e i loro mirabolanti e pericolosi sortilegi. E poi, Searly è decisamente un luogo suggestivo, con le onde a infrangere gli scogli e la brezza marina che attraversa i viottoli stretti e brulicanti di gente. La chiromante avrebbe saputo come eliminare quella logorante maledizione, e finalmente avrebbe potuto ricongiungersi alla sua amata moglie e alla sua figlioletta adorata. È ora di mettersi in cammino, la strada si prospetta lunga e tortuosa.
Sono passati tre giorni da quando Andurin ha lasciato definitivamente quel bivio in mezzo alla foresta. Le gambe sono rigide, i muscoli di tutto il corpo sembrano contrarsi passo dopo passo. Non è più abituato a quei lunghi viaggi, le sue membra cominciano a sentire il peso dell’età, non è più un ragazzino. La spada gli pesa sulla cintura in pelle, le tracce del sangue ancora dipingono la sua trama tagliente. Searly sembra ancora maledettamente lontana, tutto intorno non vede altro che alberi, foglie, arbusti, terra, non ne può più di quella foresta, ogni cosa gli sembra diventata insopportabile. Come vorrebbe adesso gustarsi uno dei meravigliosi arrosti di cacciagione della sua consorte, con le verdure fresche dell’orto. O un bel boccale di birra della locanda di paesi, infestata di matti e canaglie di ogni specie. Invece cammina, stremato, fra quell’intrico di sentieri. Erano due notti che dormiva fuori, in mezzo al fango, con solo un piccolo fuocherello a fargli da guida. L’armamento comincia a pesare sulle spalle, ma Andurin non si perde d’animo, è deciso a proseguire senza fermarsi. Ogni tanto trova un piccolo fiumiciattolo, così da poter riempire la sua borraccia di pelle di cervo, spessa e dura come la sua anima. Trova anche qualche piccolo animale, ma niente a che vedere con un bel pasto sostanzioso. Il sudore gli bagna la fronte, piccole goccioline salate decorano i suoi capelli cenerei, ancora folti e legati con un cordino. Le membra sono stanche, per quanto ancora potrà resistere?
Passano le ore e gli sembra di girare intorno, di vedere sempre gli stessi tronchi, gli stessi massi. Si è forse perso? Che la maledizione abbia colpito anche il suo proverbiale senso dell’orientamento? Ma certo… sta cercando a tutti i costi di tornare a casa, si sente scorrere il sortilegio fin dentro le viscere. La schiena è dolorante, le notti passate all’aria aperta si stanno facendo sentire sui suoi muscoli, ma è deciso a continuare.
Pian piano, il sole cala e la luce avvolgente del tramonto colora la foresta di un caldo arancione bronzeo, creando un mondo totalmente nuovo. Andurin si prepara per un’altra notte in mezzo alla natura, non vede l’ora di stendersi. Quando, d’un tratto, scorge in lontananza una piccola casetta. Ha tutta l’aria di essere una specie di locanda, un luogo sicuro in cui i viaggiatori possono ristorarsi e riposare in una specie di letto, certo più comodo di una misera coperta appoggiata sull’erba. Si avvicina e nota che, legati a un palo, alcuni cavalli stanno bevendo avidamente da un recipiente di legno. Ci sono altre persone lì. L’uomo slaccia il borsellino dalla cintura, soppesandone il contenuto. Ha ancora qualche moneta. Potrebbe fermarsi, magari chiedere aiuto, mangiare qualcosa di caldo… Ma l’idea di poter trovare gentaglia, o di rallentare la sua ricerca lo manda in bestia. Le membra dolgono, scricchiolano sotto la stanchezza di quel viaggio, lo stomaco brontola incessantemente. Che deve fare? Fermarsi in quella locanda o tenere duro e trovare un piccolo spiazzo dove dormire ancora una volta fra quegli imponenti alberi?
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